Quadro “Antiriduzionismo” di Francesco Benedicenti

“NON SIAMO SOLO DNA”

Significato: il “riduzionismo genetico” sostiene che ogni aspetto degli esseri viventi, e quindi anche dell’uomo, sia insito nei loro geni. L’essere umano può, pertanto, essere “ridotto” alla sua costituzione genetica e, se in teoria si riuscissero a conoscere tutti i geni di un individuo, si potrebbe conoscere l’individuo stesso (il suo aspetto fisico, il suo carattere, ecc...).Negli ultimi anni, dietro l’impulso dei notevoli progressi raggiunti nel campo della genetica e della biologia molecolare, il pensiero riduzionista si è diffuso in maniera sempre più capillare in alcuni ambienti scientifici e, di riflesso, anche nella società. Ad esempio, un eminente scienziato come Sydney Brenner, vincitore del premio Nobel per la Medicina nel 2002, ha affermato che in teoria, se si disponesse di un computer sufficientemente potente, sarebbe possibile prevedere le caratteristiche fenotipiche di un organismo, partendo unicamente dalla sequenza completa del suo DNA.

Chi scrive ritiene che, sebbene il genotipo rivesta un ruolo fondamentale nella determinazione del fenotipo, esistono tutta una serie di fattori epigenetici, educazionali e più in generale ambientali, che sono altrettanto, se non più, importanti del materiale ereditario.
Con questo dipinto pertanto si vuole fornire un messaggio diretto contro il riduzionismo genetico. Nucleo della tela infatti è l’affermazione “NON SIAMO SOLO DNA”. L’uomo cioè non può essere “ridotto” al prodotto del DNA e dell’informazione in esso contenuta ma è qualcosa di più complesso e meno materiale...

 

Note techniche: Acrilico su tela, cm 105 x 115, anno 2005

Dato che la tela vuole essere una sorta di manifesto contro il riduzionismo genetico, al dipinto è stata conferita una veste più tipicamente grafica che figurativa. Il quadro infatti “parla” quasi esclusivamente attraverso lettere e parole e, a parte le due sagome umane, è presente un’unica figura, la doppia elica del DNA. Ciò ovviamente comporta una emplificazione dei tratti pittorici che, puntando più sul contenuto che sulla forma, potrebbe privare il dipinto di qualsiasi rilievanza estetica e conferirgli un carattere meramente  propagandistico.
E’ così che, con l’intento di dotare il dipinto di maggiore “complessità” e di ottenere un maggior coinvolgimento dell’osservatore, sono stati escogitati due “effetti ottici” ed è stato elaborato un indovinello che, invitando a cercare la firma dell’autore e la datazione della tela, fornisce lo stimolo a indagare con attenzione l’intera superficie pittorica.

- Il primo effetto ottico consiste nel fatto che le lettere dipinte in maniera ripetitiva sullo sfondo (A, T, C e G), che sono le sigle delle quattro basi che compongono il DNA (rispettivamente adenina, timina, citosina e guanina), si dispongono nella metà del quadro alla sinistra di chi osserva a formare le lettere della scritta “NON SIAMO SOLO”, facilmente distinguibile osservando il quadro frontalmente.

- Il secondo e più raffinato effetto ottico consiste nel fatto che la figura del DNA e la scritta “DNA” sono dipinte in maniera anamorfica. La loro immagine cioè appare nella sua corretta prospettiva solo guardando il quadro da un punto preciso e lateralizzato, mentre risulta distorta osservando il dipinto frontalmente o da qualsiasi altra posizione. Per riuscire ad apprezzare l’effetto è quindi necessario che l’osservatore si posizioni sul punto prestabilito. La foto qui sotto è stata scattata proprio da questa posizione e mostra come la visione del dipinto che si ottiene consenta di “ricreare” la prospettiva naturale dell’immagine e di osservare l’immagine centrata rispetto alla tela.

L’anamorfosi fornisce uno strumento per sottolineare come, modificando il proprio punto di vista, la realtà possa spesso apparire del tutto diversa e come distorte possano risultare alcune visioni che di essa si hanno nei casi in cui non si è disposti a cambiare la propria posizione. Si vuole così invitare simbolicamente chi è su posizioni riduzioniste a modificare il proprio punto di vista. Dato che l’immagine anamorfica necessita di un punto di osservazione particolarmente angolato ed eventuali riflessi o rilievi di una superficie pittorica troppo traslucida o irregolare avrebbero potuto alterare la sua corretta visione, si è scelto di utilizzare colori acrilici poco densi, senza alcun tipo di medium o altro ausiliare.


Dr. Francesco Benedicenti
Servizio di Consulenza Genetica dell'Alto Adige
Viale Europa, 31 - Bolzano
francesco.benedicenti@sabes.it